Il Quindicinale

Jessica, Campionessa nella foresta

Come ci è finita una giovane pievigina che studia Computer Science e vive a Stoccolma (e che da piccola preferiva giocare con Excel piuttosto che con le bambole), tra i boschi del Cansiglio? La risposta è nella storia di Jessica Lucchetta e della sua passione per l’Orienteering che l’ha incoronata campionessa mondiale

Quando mi risponde al telefono chiedo a Jessica Lucchetta cosa ci faccia a Stoccolma (e che volevo intervistarla di persona!). Mi spiega che sta concludendo una laurea magistrale in Computer Science, e che ha scelto la Svezia in quanto patria natia dell’Orienteering: "Qui le competizioni sono trasmesse in TV come da noi il calcio - racconta - è veramente entusiasmante allenarsi in un ambiente così coinvolgente (e attrezzato). In più i paesi nordici sono avanzatissimi nella digitalizzazione, il che aiuta nel mio ambito di studio".

Da noi l’orienteering non è altrettanto popolare. Come funziona questo sport? "Le regole, che probabilmente molti in realtà già conoscono, sono abbastanza basilari; l'obiettivo è completare (correttamente) un certo percorso nel minor tempo possibile, consultando solamente una mappa che serve a localizzare, nel corretto ordine, le "lanterne" (ovvero i checkpoint obbligatori che registrano il tuo passaggio)". Per conquistarsi una finale mondiale e venire convocati in nazionale, però, ovviamente non basta. Questa competizione, infatti, è una combinazione delle tre specialità principali dell'orienteering: le gare sprint (12/15 minuti di percorso in un centro storico, in questo caso svoltasi a Cortina) e le due gare boschive (dove è entrato in gioco il nostro Cansiglio), la middle (percorso di 35/45 minuti) e la long (l.20h/1.30h).
Inoltre, quella disputatasi in Veneto era la finale, ma durante l’anno si svolgono altre tappe della coppa del mondo, che vede circa una novantina di partecipanti per categoria (maschile e femminile).

Quando è iniziata la tua passione per questa specialità?
Alle superiori, nel 2016, quando il prof di educazione fisica ci spinse a prendere parte ad alcune gare: in quell’occasione riuscimmo anche a qualificarci alle fasi provinciali. Ne rimasi affascinata e decisi così di iscrivermi all’Orienteering Tarzo, che ancora oggi, insieme all’associazione scandinava a cui sono iscritta continua a seguirmi nella preparazione.

Come ti alleni?
Se è vero che il talento è necessario, è altrettanto vero che da solo non basta. La corsa è la componente principale di questo sport e per questo richiede continui allenamenti, spesso su percorsi di prova. Infatti, per quanto l’aspetto fisico sia migliorabile, l’altra faccia di questa disciplina (l’orientamento, per l’appunto) è principalmente questione di doti naturali, per cui l’unico modo per superarsi è la vecchia e sana pratica.

Tanta pratica quindi?
Correre su percorsi di prova risulta importante perché si ottimizzano gli allenamenti; in questo modo si riesce sia a condurre un’analisi a freddo della prestazione (eventuali errori commessi, possibili percorsi migliori, ed esercizi teorici simili) sia a prendere dimestichezza con la mappa". Queste sono infatti incredibilmente dettagliate, arrivando perfino a rappresentare le curve di livello del terreno.

Il titolo di campionessa mondiale di Orienteering ricevuto lo scorso ottobre lo devi a un maestro?
Devo ringraziare il mio preparatore fisico, Gabriele Marsura (insieme all’atletica Eurovo di Pieve), che da quando mi segue mi ha portato ad ottenere grandi miglioramenti.

Quando le faccio notare che, comunque, questo non rende la sua crescita meno sbalorditiva, mi risponde come ogni grande atleta che si rispetti: "La differenza la fa la testa. Porsi obiettivi sempre più grandi e non arrendersi finché non li raggiungi, solo così si possono ottenere certi margini di miglioramento; come per tutte le cose, la spinta principale deve venire da dentro di sé, affinché queste vengano bene. Serve passione."

A proposito di passione e motivazione, com’è stato gareggiare "in casa"? "Fantastico, sentire il tifo di famigliari e amici all’arrivo è una sensazione speciale, ti carica enormemente ed è una soddisfazione incredibile, soprattutto dopo tutti i sacrifici e gli sforzi fatti per raggiungere il traguardo, e prima ancora per arrivare a partecipare in questa competizione. Mi ha dato una grandissima motivazione anche in vista delle gare future, - continua - perché è un altro motivo per migliorarsi ancora. Sicuramente uno dei momenti migliori (e più utili) della competizione.

Ed ora come pensi di continuare? "Come ho sempre fatto, cercando di migliorarmi e raggiungere risultati sempre migliori. In primavera - spiega - ci saranno diverse gare, l’obiettivo è qualificarsi al mondiale sprint dell’anno prossimo in Danimarca e migliorare il più possibile il mio rating. Non sono intenzionata a smettere se è quella la domanda (ride)".
E chissà, se in cinque anni anni è passata dal nulla ad una finale mondiale, dove la ritroveremo tra altri cinque.

di Fabrizio Hagiu

Pubblicazione:
Il Quindicinale
Data di pubblicazione:
13 dicembre 2021
Tipologia pubblicazione:
Rivista cartacea
Collegamento:
www.ilquindicinale.it
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