A volte uno si chiede perché si fanno certe cose: sobbarcarsi di un viaggio di andata e ritorno di oltre duemila chilometri per fare due gare, una sprint che dura pochi minuti e una long ben assai più impegnativa ma che si poteva fare comodamente a pochi chilometri da casa, magari nel bosco del Cansiglio, indiscusso paradiso degli orientisti. Il Tarzo ha un ruolo rilevante nel mondo dell’orienteering nazionale e non poteva non onorare con la propria presenza un movimento che con tanti sacrifici sta tentando di divulgare anche nelle regioni del sud questo spettacolare sport. Indubbiamente grandi sono stati gli investimenti e i sacrifici per organizzare una due giorni di gare nazionali in un territorio indubbiamente adatto a questo tipo di manifestazioni che però non ha ancora saputo sfruttare in modo adeguato, molte delle persone impegnate nell’organizzazione provenivano da società del nord Italia che, con la loro esperienza hanno contribuito a rendere spettacolari le due intense giornate di gara. Indubbiamente le difficoltà per raggiungere un territorio così lontano hanno pesantemente influito sul numero dei partecipanti, sono mancate soprattutto le società meno attrezzate, impossibilitate a sobbarcarsi una così impegnativa trasferta. Circa 180 gli iscritti alla gara sprint race tour di sabato nel centro storico di Orsomarso. Un paesino incastonato tra le rocce dove la ruota credo non sia mai arrivata, stradine strette, o meglio scalinate strette e tortuose in un dedalo di portici, anfratti, piccoli slarghi disseminati di fontane zampillanti di un’acqua freschissima, grande sollievo per gli atleti impegnati sotto il solleone del solstizio d’estate. Non pochi degli atleti partiti a razzo dal punto k, solo dopo una decina di metri li vedi fermi girare e rigirare la cartina in cerca di un viottolo, di una scalinata che si non si fa vedere, eppure dovrebbe essere li, ma non c’è o perlomeno non si riesce ad individuare. La frenesia li assale, perdere anche soli pochi secondi può compromettere una sprint che dura pochi minuti. Allora decidi, imbocchi di corsa il viottolo che ti sta davanti nella speranza di trovare una svolta, una scaletta, un riferimento che ti rincuori, è successo anche a me con unico risultato di non trovare alcun riferimento utile, in poche parole “perso”, gara compromessa, ti rimane però impresso nello sguardo un paesino quasi irreale, fuori dal tempo che comunque ti ripaga dello sforzo fatto, pazienza andrà meglio domani. La domenica tutt’altra musica, sembra di essere in Cansiglio, un’estesa piana a pascolo e tutt’intorno boschi di faggio pulitissimi, con ottima visibilità a volte scoscesi, altre volte lisci e pianeggianti, altre invece in un ingarbugliato susseguirsi di dossi, canalette, depressioni tutte uguali che creano non pochi imbarazzi ai concorrenti. Tutto però procede per il meglio e alla fine quattro gli atleti del
Tarzo sul podio. Vince, ma questa non è una novità, Roland, primo in M45, strepitosi Lorenzo de Biasi e Riccardo Marson rispettivamente primi in M16 e in MA, terza, ma in Élite, Jessica Lucchetta che la lancia nella Top Ten dell’elite nazionale. Ma l’Odissea non è finita, mentre scrivo siamo fermi sul treno a Praia, c’è stato un incidente poco più avanti, si parla di ore di ritardo, coincidenze saltate, quando arriveremo a casa?? Anche questo fa parte dell’avventura.